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venerdì 9 dicembre 2011

SOLITUDINE: la cerco o la sfuggo?

Ci sono due specie di persone al mondo: quelle che si annoiano e quelle che non si annoiano mai. Quelle che si annoiano sono anche quelle che non riescono a stare da sole; "il contatto" con sè stesse le fa innervosire e se non sono mentalmente attive, queste persone rischiano di aggrapparsi ai viaggi mentali pur di non restare ferme, sole. Si sa, la solitudine porta al pensiero profondo e chi non vuole avere un pensiero profondo non vuole assumersi la responsabilità del suo stato. Sto parlando dello stato "mentale" di quelli che appunto evitano qualunque contatto con la solitudine che sia più lungo di qualche ora. La solitudine è una energia potente, fa fuoriuscire i pensieri più pesanti e ci sbatte in faccia l'eco di una realtà che <non ci piace>. Questa realtà sarebbe dunque la voce interiore che molte persone non ascoltano e che quindi non sentono proprio: non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire! Per cui, a queste persone che sfuggono sè stesse ( ma che all'80% non lo ammettono ) sfugge anche ben altro: il coraggio di ascoltarsi: brutta cosa, questa quì. Allora succede che queste persone, non appena restano sole involontariamente cominciano a sentirsi quasi male. Parecchie di loro s'innervosiscono e magari aprono la porta ed escono: lì almeno potranno incontrare gente, i passanti a volte sono di una compagnia incredibile! L'importante è non stare soli. Ma vediamo cosa succede se queste persone non possono uscire e sono costrette alla solitudine forzata: per fortuna esiste il telefono! Allora cominciano a fare una chiamata dietro l'altra per sentire "una voce amica", ma andrebbe bene anche semplicemente "una voce". Punto. Basta che ci sia qualcosa, qualcuno che ci salvi da noi stessi. Le telefonate durano ore e ore finchè qualcuno taglia corto ( e magari fa parte di quelle persone che non si annoiano mai ed hanno altro da fare). Terminata l'agenda telefonica si accende la radio. Ma dopo un pò si comincia a sentire di nuovo la solitudine per via del fatto che, se le orecchie sono in compagnia, gli occhi no: e da questa mancanza la mente può tornare a lavorare. Benedetta tv! Lei si, tiene molta compagnia... E si passano ore lì davanti, magari guardando televendite se non c'è niente di meglio. Il sonno che arriva è un'ancora di salvataggio non indifferente. Internet sarà qualcosa di confortante, se si è di quelle persone che si annoiano ma che seguono la tecnologia: la cosa sarebbe molto triste per loro se invece non amano il computer. Però lo strumento più usato ( e cercato ) da tali persone resta il telefono. Lo scambio energetico vocale è di aiuto molto più di tutto il resto. Alla fine dei conti...cosa si è fatto di costruttivo per sè stessi? Nulla: si è sprecata la corrente elettrica, è finito il credito del telefonino e, cosa più grave, si è perso tempo nel nulla. Ma tutto questo è importante perchè a stare soli con sè stessi è davvero un compito gravoso al quale ci vogliamo sottrarre per non sentirci in colpa, per non sentire la vocina interiore che magari ci fa il cicchetto...e perchè dare la colpa a qualcun altro è sempre meglio ( per questo c'è Dio, c'è il destino, ci sono gli altri. La colpa "è sempre di qualcuno" tranne che la nostra. )

Passiamo alle persone che non si annoiano mai. La solitudine? Per loro è un dono. Loro la cercano. Ne hanno bisogno. Perchè loro nella solitidine si ritrovano, trovano quella parte di sè che quotidianamente, per via del ritmo frenetico della vita, sono costretti un pò a "mettere da parte". La solitudine per queste persone non vuole essere disturbata: ci si rilassa, ci si sente "a casa". La voce interiore parla ma non dice mai cose che non vogliono sentirsi dire, poichè chi ama la solitudine ama sè stesso e chi si ama, ama anche i propri errori: d'altronde è solo attraverso di essi che si può rimediare e quindi comprenderli. Ma questo tipo di persone ama anche fare mille cose, non si perde mai d'animo, ha inventiva. Gli artisti, per esempio, sono amanti della solitudine: è attraverso di lei che si può creare, quando la mente  è svuotata dai pensieri disturbatori, quando è rilassata.  Allora si spegne la radio e la tv; si stacca il telefono e si spegne anche il cellulare. NON CI SONO PER NESSUNO. Il contatto con sè stessi è per loro qualcosa di quasi inebriante. Tornare con la mente a qualcosa che non ci è piaciuto ed elaborarlo...è un toccasana: improvvisamente ci si accorge perchè è andata così. E' in questo modo che si diventa "grandi". Altrimenti non si cresce. Il saper stare da soli è la prova schiacciante che si sta crescendo interiormente e questo è come uno specchio che riflette tutto all'esterno: anche la nostra vita migliorerà. Senza dubbio. Se si sta attraversando un dolore, attraverso la solitudine lui "ci parla": dovremmo sempre ascoltarlo invece di cercare inutilemente di fuggirlo. Tanto non si può: il dolore non si fugge: arriva sempre per un motivo e tornerà finchè non ci saremo arresi al suo volere. Nella solitudine si scoprono molte cose che altrimenti resterebbero ignote: fare le orecchie da mercanti fa male solamente a chi le fa. Le persone che stanno bene nella solitudine stanno bene con sè stesse e amano la vita, la amano davvero. Non per niente sono anche quelle che più sanno amare gli altri. Si chiudono gli occhi e si respira profondamente, rilassandosi completamente. La lettura di un buon libro, dipingere, ascoltare buona musica e dedicarsi soltanto a sè stessi è un regalo che tutti dovremmo farci ogni volta che possiamo. In fin dei conti la solitudine esiste affinchè ritroviamo noi stessi ma la cosa "bislacca" è che solo nella solitudine ci accorgeremo di non essere soli. IMPORTANTE: la solitudine non dev'essere eccessiva. Dev'essere tutto in equilibrio.

® -laura brustenga, 25 settembre 2010- ©

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