Playlist

martedì 24 aprile 2012

Cambiare

Quando ti accorgi che tutto inorno a te è cambiato
è perchè sei cambiato tu!

Tanto semplice!


giovedì 5 aprile 2012

Bill Crosby e la spilla

Cliff Ribinson (Bill Crosby) è stato l'attore tv più pagato al mondo negli anni 80, soprattutto grazie alla serie "I ROBINSON" conosciuta inizialmente come "THE CROSBY SHOW". 
 Ma purtroppo, a un certo punto della sua vita perse il figlio ventenne che fu ucciso durante una rapina mentre era intento a fare qualcosa alla sua auto, probabilmente stava cambiando una gomma bucata oppure aveva appena parcheggiato per tornare a casa. 
Da quel triste evento Bill Crosby decise di abbandonare la tv e di ritirarsi a vita privata. Ma chi lo seguiva allora lo segue volentieri anche oggi, con la sua simpatia dirompente accanto alla sua bella famigliola "Robinson"... 
A proposito: ho notato che dall'esisenza della piccola Olivia, figlia adottiva della bella Denise, Cliff Robinson porta sempre una spilletta bianca e nera sul maglione, mentre prima no. 
Se qualcuno conosce il motivo, il simbolo di quella spilletta...è pregato di togliermi questa curiosità.
 Un portafortuna forse? Forse! Ma...da dove proviene?

Nel video la spilla sulla giacca... 

OLIVIA VUOLE AVERE NOVE FIGLIE FEMMINE ^__^

 Laura Brustenga

martedì 3 aprile 2012

Condivisioni su Facebook

Su Facebook io non condivido le immagini di animali vivisezionati nè di bambini straziati per il semplice motivo che vivisezione, strazio e altre cosette simili non portano energia positiva; sappiamo benissimo come và il mondo oggi. Piuttosto che "condividere" una foto piena di dolore preferisco condividere l'idea che tanto, mettendo una foto non si risolve niente e per giunta ammaliamo anche le nostre cellule. Invece io direi di condividere insieme pace e amore, non supplizi e dolore!

laura brustenga


lunedì 2 aprile 2012

2 APRILE: GIORNATA MONDIALE PER LA'UTISMO

SONO AFFETTO DA AUTISMO, ECCO CHE COSA CHE MI PIACEREBBE DIRTI 

1. Aiutami a capire, organizza il mio mondo ed aiutami ad anticipare quello che succederà. Dammi ordine, struttura, non il caos.
2. Non ti angosciare per me, perché anch’io mi angoscio, rispetta i miei ritmi. Avrai sempre l’opportunità di relazionarti con me se capisci i miei bisogni e la mia maniera così particolare di capire la realtà. Non ti buttare giù, è normale che io vada sempre avanti. 
3. Non mi parlare troppo, né troppo velocemente. Le parole non sono “aria” che non pesa come a te: per me possono essere un carico molto pesante. Molte volte non sono il miglior modo di rapportarsi con me.
4. Come gli altri bambini, gli altri adulti, ho bisogno di condividere il piacere e mi piace fare bene le cose, anche se non sempre ci riesco. Fammi sapere in qualche modo quando le ho fatte bene e aiutami a farle senza errori. Quando faccio troppi errori, mi succede come a te, mi irrito e finisco per rifiutarmi di fare le cose.
5. Ho bisogno di più ordine di te, di capire in anticipo le cose che mi accadranno. Dobbiamo patteggiare i miei rituali per convivere.
6. Per me è difficile capire il senso di molte delle cose che mi chiedono di fare. Aiutami tu a capire. Cerca di chiedermi di fare delle cose che abbiano un senso concreto e decifrabile per me. Non permettere che mi annoi o che rimanga inattivo.
7. Non mi invadere eccessivamente. A volte voi persone “normali” siete troppo imprevedibili, troppo rumorosi, troppo stimolanti. Rispetta le mie distanze, ne ho bisogno, ma non mi lasciare solo. 
8. Quello che faccio non è contro di te; se mi arrabbio, mi faccio del male, distruggo qualcosa o mi muovo in eccesso, è perché è difficile capire o fare quello che stai chiedendo. Già faccio fatica a capire le intenzioni degli altri, quindi non attribuirmi delle cattive intenzioni. 
9. Il mio sviluppo non è assurdo, anche se è difficile da capire. Ha una sua logica. Molti dei comportamenti che voi chiamate alterati sono il mio modo di affrontare il mondo con questa mia speciale maniera di essere e di percepire. Fai uno sforzo per capirmi.
10. Voi siete troppo complicati. Il mio mondo non è né complesso né chiuso, anche se ciò ti sembra strano. Il mio mondo è talmente aperto, senza veli né bugie, così ingenuamente esposto agli altri, che sembra difficile da capire. Io non abito in una “fortezza vuota” ma in una pianura talmente aperta che può sembrare inaccessibile. Sono molto meno complicato di voi persone “normali”. 
11. Non mi chiedere di fare sempre le stesse cose, non esigere sempre la solita routine. Non diventare autistico per aiutarmi, sono io l’autistico !! 
12. Non sono soltanto un’autistico, ma sono anche un bambino, un adolescente, un adulto. Condivido molte delle cose dei bambini, degli adolescenti e degli adulti che voi chiamate normali. Mi piace giocare, divertirmi, voglio bene ai miei genitori, sono contento se riesco a fare bene le cose. Ci sono molte più cose che ci possono unire che non dividere.
13. E’ bello vivere con me. Ti posso dare tante soddisfazioni, come le altre persone. Ci può essere il momento in cui io sia la tua migliore compagnia.
14. Non mi aggredire chimicamente. Se ti hanno detto che devo prendere dei farmaci fammi controllare periodicamente da uno specialista. 
15. Né i miei genitori né io abbiamo colpa di quello che mi succede. Non ce l’hanno nemmeno professionisti che mi aiutano. Non serve a niente darsi le colpe l’un con l’altro. A volte le mie reazioni miei comportamenti possono essere difficili da capire e da affrontare, ma non è colpa di nessuno. L’idea di colpa produce soltanto sofferenza, ma non aiuta. 
16. Non mi chiedere in continuazione di fare cose che io non sono capace di fare. , ma chiedimi invece di fare cose che io sono in grado di fare. Aiutami ad essere più autonomo, a capire meglio, a comunicare meglio, ma non mi dare aiuto in eccesso. 
17. Non devi cambiare la tua vita completamente perché convivi con una persona autistica. A me non serve che tu ti senta giù, che ti chiuda in te stesso, che ti deprima. Ho bisogno di essere circondato da stabilità e di benessere emozionale per sentirmi meglio. 
18. Aiutami con naturalezza, senza che diventi un’ossessione. Per potermi aiutarmi devi avere anche tu dei momenti di riposo, di svago, di cose tue. Avvicinati a me, non te ne andare, ma non ti sentire costretto a reggere un peso insopportabile. 
19. Accettami così come sono, non mettere condizioni al tuo accettare che io non sia più autistico, lo sono. Sii ottimista ma senza credere alle favole o ai miracoli. La mia situazione normalmente migliora anche se non si potrà parlare di guarigione.
20. Anche se per me è difficile comunicare e non posso capire le sfumature sociali, ho dei pregi rispetto a voi che vi considerate “normali”. Per me è difficile comunicare, ma non inganno. Non ho doppie intenzioni né sentimenti pericolosi. La mia vita può essere soddisfacente se semplice ed ordinata, tranquilla, se non mi chiedi in continuazione di fare solo cose che sono difficili per me. Essere autistico è un modo di essere, anche se non è quello normale, la mia vita di autistico può essere così bella e felice come la tua che sei “normale”. Le nostre vite si possono incontrare e possiamo condividere molte esperienze.

Preparato da Angel Riviere, professore di psicologia evolutiva presso l’Università Autonoma di Madrid, tragicamente scomparso nel 2000 dopo aver dedicato tutta la sua vita professionale all’autismo 


Traduzione di Malèn Tortajada Caro 

Associazione “Un Futuro Per l’Autismo” –Onlus Onlus 




domenica 1 aprile 2012

Coppie di fatto

Coppie di fatto, lo Stato le ignora... Ecco come "sopravvivere"

Sabato, 24 marzo 2012 - 13:00:00


Di Maria Carla Rota
"Coppie di fatto? In Italia il diritto di famiglia è fermo da decenni. Eppure fino agli Anni Settanta siamo stati un Paese all'avanguardiain questo campo. Poi ci siamo fermati, mentre il resto d'Europa è andato avanti con il cammino". Così Bruno De Filippis, matrimonialista ed esperto di diritto familiare, definisce la situazione normativa italiana. E' anche uno degli autori del volume "Certi diritti che le coppie conviventi non sanno di avere": una guida pratica per orientarsi conoscere gli strumenti legalmente utilizzabili per realizzare, almeno in parte, i diritti di coppia. Secondo gli ultimi dati Istat, che risalgono al 2005, nel nostro Paese ci sono almeno 500mila coppie che convivono senza essere sposate, mentre il 12% dei bambini nasce fuori da famiglie matrimoniali. Numeri che, per difetto, descrivono una realtà importante, destinata sicuramente a crescere con il censimento generale in corso.
Professore, perché questo libro?
"Il libro è uno strumento per tutte le coppie di fatto, eterosessuali e omosessuali, che non vengono riconosciute dal diritto. Se è vero che una legge in Italia non c'è, esiste però un sistema collaterale di sentenze e normative minori, nato nel corso dei decenni dai casi presentati in tribunale dai cittadini. La giustizia, in un certo senso, è costretta più volte a pronunciarsi. Questo libro aiuta a fare chiarezza, in modo molto pratico, in questo sistema collaterale di sentenze e norme minori: dalla disposizione anagrafica che consente di dichiararsi almeno 'coppia legata affettivamente' alle questioni legate all'eredità, dalla casa ai figli, dall'ospedale al carcere. Il messaggio generale è: potete difendervi in questa giungla e vivere meglio".

In quali situazioni le coppie di fatto devono scontare le maggiori discriminazioni?
"Secondo me la prima discriminazione è la mancanza di riconoscimento della dignità, quasi che quella delle copiie di fatto fosse una scelta di serie B, una situazione di ripiego. Poi i problemi sono tantissimi. A partire dal figli: in Italia, per esempio, solo se ci si ri-sposa il nuove coniuge può riconoscere i figli del compagno con la formula dell'adozione particolare. E' la figura del 'terzo genitore' esistente in Francia. In ospedale si creano situazioni delicatissime: ufficialmente il convivente non può assistere l'ammalato, quindi non gli resta che affidarsi al buon senso del personale. Nel libro, però, si spiega che ci si può 'armare' di una dichiarazione come amministratore di sostegno per ovviare a questo problema.  Al momento della morte, poi, si vivono gli inconvenienti maggiori: se non si fa testamento, si rischia che parenti molto lontani sbattano il compagno o la compagna fuori di casa".

A livello normativo qual è la situazione delle coppie di fatto in Italia?
"Teoricamente il diritto dovrebbe regolare ciò che esiste, ma questo non è ancora successo nonostante le convivenze siano ormai molto numerose. Negli Anni Novanta ci furono importanti sentenze della Cassazione, che però non si sono evolute in una normativa. C'è stato un tentativo con l'ipotesi dei Dico, sull'esempio dei Pacs francesi: ma in Italia non si voleva creare un'alternativa al matrimonio, quindi la discussione è fallita. E pensare che fino al 1975 eravamo un Paese all'avanguardia rispetto all'Europa".

Quali sono i punti di maggior "arretratezza", su cui è più urgente intervenire?
"Ci sono ancora discriminazioni tra i figli nati dentro e fuori dal matrimonio, perché nessun Governo ha portato il progetto fino in fondo. Poi anche le coppie sposate in Italia sono legate a uno schema di matrimonio 'prendere o lasciare': all'estero invece si possono stipulare delle convenzioni matrimoniali: se il coniuge ex tossicodipendente, per fare un esempio, dovesse tornare a fare uso si droghe, si prevede un divorzio a determinate condizioni. La parità tra uomo e donna, poi, deve essere ancora raggiunta, per esempio nell'uso del cognome di entrambi, ma anche più in generale. Per quanto riguarda le coppie gay, c'è stata un recentissima sentenza della Cassazione che dice che la differenza di sesso tra gli sposi non è più indispendabile per l'essenza delle nozze. Ma se tutto questo non si traduce in legge, rimaniamo fermi a 30-50 anni fa".


Lei si è occupato anche del progetto di riforma del libro primo del Codice Civile. A che punto è?
"E' tutto fermo. E' stata presentata in Senato, ma non ha nemmeno cominciato l'iter. Al momento è un 'libro dei sogni'. Ma speriamo che in futuro possa essere tirata fuori dal cassetto..."